2013/01/04

L'importanza di dire NO.


L'importanza di dire NO - su Andare Oltre


Scelgo questo argomento come primo post del nuovo anno 2013 che mi auguro scorra all'insegna da parte nostra dell'abbandono della critica gratuita e sterile, della separazione intestinale,  della paura, dell'apatia, dell'immobilismo, dell'accettazione passiva, del senso angusto dell'impotenza e della "mancanza",
e che rappresenti il ​​​​​​​​momento tanto atteso per l'avvio di una maggiore forza interiore e di  presa di coscienza !

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 Dall'intervista a Giorgio Steiner

 (..) le parole chiave indispensabili per affrontare le acque agitate del tempo?

«Partirei da una delle parole più semplici e più corte del vocabolario: la parola "no".

Abbiamo perso l'arte di dire “no”.
No alla brutalità della politica, no alla follia delle ingiustizie economiche che ci circondano, no all'invasione della burocrazia nella nostra vita.
No all'idea che si possono lasciare come normali le guerre, la fame e la schiavitù infantile.
C'è un bisogno enorme di tornare a pronunciare quella parola. E invece ne siamo incapaci.

Sono sgomento di fronte all'acquiescenza di tante persone per bene, trasformati in campioni di fatalismo, quasi che protestare fosse diventato inutile e imbarazzante. Ma le personalità più grandi del nostro tempo, i Nelson Mandela, i Vaclav Havel, non hanno mai provato questo imbarazzo.
Purtroppo la famiglia, la scuola e il sistema mediatico inoculano sistematicamente questo virus. 
Ci predispongono al più totale conformismo. 
E' fondamentale riabituarsi alla resistenza contro i falsi idoli del nostro tempo.
A partire dal principale: il fascismo del denaro"

Tratto dall'intervista di Franco Marcoaldi su “La Repubblica”
al grande intellettuale mitteleuropeo George Steiner

Questo articolo su "La Repubblica" è datato novembre 2009. 
In Andare Oltre l'ho inserito nel 2013. 
Oggi, 2020/2022, questa testata giornalistica non parla più in questi termini. Adesso dice pedissequamente SI ..



link utili
Scrittore e saggista di origine austriaca, nato a Parigi nel 1929, naturalizzato statunitense nel 1944. 
Di famiglia ebraica, allontanatasi dall'Austria a causa del clima di antisemitismo diffusosi alla fine degli anni Venti ed emigrata nel 1940 negli Stati Uniti, seguì gli studi universitari in Europa e negli Stati Uniti. 
E' stato critico letterario, ha ricoperto numerose cariche accademiche, professore di inglese e letteratura comparata, professore emerito, primo Lord Weidenfeld visiting professor di Letterature comparate alla University of Oxford.
Stainer afferma di aver troppo tardi riconosciuto le origini del tramonto della cultura occidentale in una trasformazione radicale di categorie ontologico-storiche risalenti alla cultura greca classica. 
La cosiddetta nuova era si basa su una cultura dell'effimero opposta a quella della durata. 
Si dichiara infine, con autoironia, un anarchico platonico, incapace di aderire a uno schieramento politico, ma fermamente convinto della necessità di appoggiare qualsiasi ordine sociale capace di diminuire la sofferenza nel mondo e di dare spazio a un'élite culturale degli artisti e dei filosofi.

"(..) Steiner forse è stato l'ultimo sopravvissuto dell'umanesimo che ha accompagnato cinque secoli di storia dell'Occidente. 
Una formidabile tradizione che stiamo perdendo, e che forse abbiamo irrimediabilmente abbandonato. Perché dietro a tutte queste domande ce n'era un'altra, terribile e piena di speranza: 
come possiamo essere umani di fronte all'orrore di cui siamo artefici?"



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Riappropriamoci del nostro "NO"



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